
Stuber, M. Dowse
Non una gran cosa questo Stuber, crasi di Stu, il protagonista interpretato da Kumail Nanjiani e di Uber, la nota app di driver per cui lavora. La trama ricalca il più classico dei buddhisti movies: lui, Stu appunto, timido e goffo autista di origine pakistana cin problemi di cuore e il gigantesco, granitico poliziotto Dave Bautista che deve vendicare l’omicidio di una collega. Dowse cercar di fare del suo film, sceneggiato da Tripper Clancy, un mix di azione, violenza anche efferata e schermaglie tra i due protagonisti che sembrano proprio non prendersi. Insomma, si guarda ai modelli di 48 ore e Arma letale: il problema sta però nel manico, in una regia piatta e, soprattutto nel carisma inesistente di Bautista che può forse funzionare da spalla della spalla in Guardiani della galassia ma come protagonista, per quanto spalleggiato dal socio, funziona poco e male, poca roba, insomma: e l’impressione che tutto sia un pretesto per fare un lungo spot per Uber, non è poi così campata per aria.
Usa 2019, 105’
Sopra i 12 anni (violenza)
Non utilizzabile in percorsi scolastici