Splendida fiaba animata diretta da un discepolo del grande Miyazaki e prodotta dallo stesso Maestro. La mano del regista de La città incantata e Porco rosso c’è e si vede. Nella cura dei dettagli, nell’uso del colore e soprattutto nella delicatezza con cui si affrontano tematiche serie come la malattia, la diversità e il male in un contesto pensato e fatto su misura per ragazzi. La storia di Arrietty infatti ha molti punti in comune con uno dei tanti capolavori del maestro giapponese, Il mio vicino Totoro. Anche in Arrietty si registra in una cornice fiabesca e in uno scenario che toglie il fiato la storia di un’amicizia che costruisce e che aiuta nei momenti di difficoltà. Là si raccontava dell’incontro casuale di due bambine preoccupate della malattia della madre costretta in ospedale a curarsi con quell’incredibile, goffo, buffissimo personaggio che è Totoro che tanto ha influito sui personaggi della Pixar (uno per tutti: il grande Sulley in Monster’s & Co).
Nel film diretto da Yonebayashi il racconto segue lo stesso schema. Una casa immersa in una natura splendida e una ragazzina vivace e piena di spirito di avventura, Arrietty e il suo incontro casuale col bambino gigante che abita sopra la sua testa. Perché Arrietty, piccola, anzi minuscola, è una delle ultime appartenenti alla specie dei Rubacchiotti, piccole creature alte un pollice e che vivono di (innocui) espedienti. E proprio durante una delle missioni in cerca di cibo, seguendo il padre, Arrietty si imbatte in questo ragazzo gigantesco, solo e malato di cuore. Sarà il principio di una bella storia d’amicizia e di fedeltà imperniata su parole come aiuto per l’altro, gratuità e condivisione. Ma forse è un’altra la parola che domina questo piccolo gioiello come i tanti capolavori di Miyazaki, ed è la parola stupore. Lo stupore e la meraviglia di fronte alla bellezza di tavole animate che sembrano quadri ma anche lo stupore di fronte alla semplicità e all’amore con cui questo grande autore guarda ai suoi personaggi.
