Commedia simpatica, costruita tutta attorno alla comicità ingombrante di Abatantuono che effettivamente è la cosa migliore del film. È il film migliore del discontinuo Veronesi che azzecca almeno ⅔ della narrazione, ovvero tutta la prima parte preparatoria, molto gustosa, con un ottimo Papaleo a fare da spalla e la brava Margaret Mazzantini nei panni della ex moglie strega. Ancora meglio la parte in Brasile con Abatantuono assolutamente nel solco delle grandi maschere della commedia all’italiana. Funzionano comprimari, ritmi e gag. La sequenza in discoteca con il transessuale e Abatantuono nei cessi fa parecchio ridere. Poi, dopo la svolta e il cambio di registro che vira nella commedia sentimentale e il film perde parecchio mordente. Così così, alla fine.
Anche qui a bottega mi ricordo che eravamo divisi. Anzi, per gli appassionati della storia della nostra piccola “opera” il film di Veronesi è stato uno dei nostri primi film recensiti in modo forse giovanilistico. Scriveva Antici (ancora con la macchina da scrivere): “[…] il giovane regista (Veronesi, ndr) ha effettivamente qualcosa da dire. Non lo dirà forse con un bello stile che piacerà ai critici che piacciono alla gente che piace. Ma lo dice, vivaddio. E in questo apre un solco rispetto ad altri “toscanacci” contemporanei, Nuti e Benigni in primis. Un regista dal sicuro avvenire? Le premesse ci sono”.
