Grande gangster movie (anche se forse gangster movie sarebbe riduttivo) firmato da Di Leo. È, assieme a Milano Calibro 9 e La mala ordina, decisamente il suo film migliore. Incipit memorabile: Henry Silva entra nella cabina di proiezione di un cinema e ammazza un gruppo di mafiosi rivali. Sarà solo l’inizio di un gioco al massacro senza vinti né vincitori. Nichilista, cupo, il gangster secondo Di Leo non ha per nulla quell’aura romantica (o tragica) che ha spesso accompagnato i criminali al cinema prima e dopo Coppola. Amatissimo da Tarantino (che in effetti farà terminare il suo Bastardi proprio con l’incipit de Il boss, ha più di un problema di sceneggiatura, assai prevedibile, e di caratterizzazione degli interpreti (Il legnoso Silva, l’improbabile e bellissima Santilli) ma il tutto è pienamente compensato da una regia nervosa, dal gran ritmo e dalla messinscena perfetta.
Grande e simpaticissimo Vittorio Caprioli.
Visto più volte da noi 3. Ne abbiamo scritto in lungo e in largo: addirittura ci abbiamo fatto una mini retrospettiva su Di Leo e dintorni. Per l’Antici “Di Leo colpisce con la sua sicurezza nei movimenti di macchina da presa […] peccato solo per la Santilli che appare più bona che brava”. Muzikanten invece apprezza “l’elaborato intreccio esistenziale, fatto di chiaroscuri e culminante nelle diverse scene in cui il Padre viene ucciso”.
