Mutande pazze

Primo e unico film di Roberto D’Agostino. Film abbastanza folle, con un finale tirato via, praticamente monco, ma anche con buone intuizioni: la Guerritore nei panni del personaggio televisivo arrivista e senza scrupoli. Parte bene con un insopportabile Vastano con un’improbabile cresta gialla, presentatore squallido, sempre sopra le righe. Dovrebbe essere Funari. Così come, poco dopo, una specie di sosia di Sgarbi passerà per la narrazione….

Il film di quello che anni dopo diventerà il grande, inarrivabile DAGO, è un film che gioca molto, troppo sul grottesco e alla fine fallisce l’obiettivo. Tutto troppo caricato, e anche troppo caricaturale. Peccato perché qua e là le buone idee non mancavano e peccato anche per la buona prova della Guerritore e anche della Grimaldi, bonissima ma anche autoironica. Si finisce letteralmente a pizze in faccia. 

Particina per Aldo Busi (nudo) nei pochi panni di se stesso.

Io lo trovo invecchiato male ma anche in anticipo sui tempi: i miei soci non sono d’accordo. Per il Muzikanten – che ricorda persino di averlo visto, assieme a 4 gatti, in galleria al Cinema Corso (che nostalgia!) il film “è una sciocchezza che vorrebbe passare per film intellettuale e cinefilo ma sbrocca nel peggior livore contro un establishment che sarebbe sbagliato bollare com del tutto negativo”. Antici filosofeggia evidenziando che “[…] tutto sommato, fatta salva una certa propensione allo svacco e alla critica di costume facile, il film di D’Agostino ha un buon incipit ruspante, con un Vastano sopra le righe e perfetta maschera grottesca, poi si perde un po’ dietro a storie collaterali […] epperò rimane un buon tentativo di raccontare la mortificazione dell’identità e dell’essere attraverso un tubo catodico che è, cronenberghianamente, prolungamento mostruoso e distorto di un Essere allo sbando”. Per il Cannata, il film è “slabbrato, volgare ma nemmeno troppo, ma manca totalmente nel finale, davvero artefatto”.