Sorta di sequel ideale di Taxi Driver, con Dafoe nei panni di uno spacciatore per ricchi, dal ghigno malinconico. Tra una dose e l’altra tiene pure un diario esistenziale manco fosse Leopardi alle prese con il suo Zibaldone. A tratti il film è riuscito: nelle prove di Dafoe e della splendida Sarandon, nel racconto drammatico della storia d’amore che è un po’ perno della narrazione e nel finale, molto poetico il finale chiede una qualche redenzione probabilmente con l’iniziale minuscola. Altre cose vanno peggio, dai caratteristi all’intreccio poliziesco. Antici sottolineava, ai tempi, che “il film è stato venduto come una poliziesco quando in realtà è un incontro tra anime perdute, un dramma esistenziale di ascendenza ferrarariana” intendendo il buon Abel Ferrara che in quel scorcio di anni 90, stava girando le sue cose migliori. Non ha tutti i torti, in effetti. In ogni caso il titolo originale (Light Sleeper) è molto più centrato.
