Il primo contatto, evocato peraltro per gran parte del film, è la trovata migliore forse di tutta la cosiddetta Next Generation. Il film, che nel canone trekkiano sarebbe il numero 10, è il primo film interamente interpretato da Patrick Stewart & co, ovvero dal nuovo cast ed è forse uno dei migliori della saga. Non tanto per la regia di Jonathan Frakes, che dirigerà altri film trekkiani, ma per alcune elementi di sicuro effetto per quanto già ampiamente utilizzati nella filmografia e nella serie classica. Ovvero: la presenza di cattivi temibili come i Borg, metà umanoidi e metà robot e il classico riferimento al tempo su cui si ragiona con il solito strumento del viaggio nel tempo. Si dirà: le solite cose, il solito film. Sì e no. Perché il film di Frakes, a partire dal trattamento complesso del personaggio di Data, gioca con i riferimenti ai film e agli episodi precedenti e poi a fare la differenza è il meraviglioso Stewart, star teatrale che mostra ora più che mai la propria illustre ascendenza. Piccolo aneddoto, qua a bottega. Siamo sempre stati divisi su Star Trek e la mozione Muzikanten che ha sempre celebrato – e giustamente, ci mancherebbe! – Star Wars ha sempre avuto il sopravvento nell’elaborazione di rassegne, programmazioni, workshop e interviste. Fino a quando, parecchi anni fa a Rimini, come evento a latere di un importante congresso, ci fu l’occasione di ascoltare e intervistare parecchi del cast. Fu una sorpresa per tutti, Muzikanten compreso, che si convertì e abbandonò il lato oscuro.
