Nour

Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, era stato il protagonista del bellissimo e intenso Fuocoammare di Gianfranco Rosi, vero simbolo, diremmo anzi segno di affezione cristiana all’Altro, magari un altro (o Altro appunto!) senza volto e senza identità un volto eppure pezzo di realtà con cui scontrarsi in vista di un abbraccio finale, è il protagonista di questo Nour di Maurizio Zaccaro che riprende e interpreta con uno stile scabro e senza fronzoli  il libro Lacrime di sale e incastona una delle tante storie vere vissute dal medico in una vicenda accorata e segnata da un’unica parola, anche qui, dal retaggio significativamente cristiano, misericordia. Perché si può solo spiegare così il moto eroico, laico e quindi cristiano del medico interpretato da Sergio Castellitto, mai così in parte, sotto le righe, alle prese con una prova di grande livello. Lui, che vive e esercita la sua professione tra morte, tragedie quotidiane eppure mai domo  eppure  sempre pronto a curare, abbracciare e comprendere. Una lezione per tutti e che ci riporta al senso – cioè etimologicamente – alla strada critica della nostra picciola bottega, che si regge su pochissimo, un budget risibile e la passione di tanti amici, persino qualche fan, colleghi, tutti uniti da un unico denominatore comune, la ricerca di una verità stabile tra le pieghe del reale, del racconto filmico,tra le tra la punteggiatura sconnessa di uno sceneggiatore esordiente. Così non possiamo, qui a bottega, che guardare con occhi commossi alla parabola di speranza di un uomo che, con poco, riuscì a cambiare il volto ad un’isola intera.