Tenet e Sentieri

Un punto di vista – si spera – originale sul dibattito attorno a Tenet.

Alla fine è arrivato Tenet. Dopo mesi di rinvii e ritardi, l’ultimo ma non definitivo film di Cristopher Nolan. Capolavoro? non crediamo, anzi sospendiamo il giudizio. Troppo cerebrale e astruso per farci un’idea dopo appena una visione: di certo il film è il più presonale e complesso del regista di Inception. Lo guarderete e ci direte. Ne frattempo due o tre cose su di noi e Tenet appunto. Al di là del giudizio intrinseco sull’opera, Sentieri ormai da tempo si prefigge uno scopo: trovare un sentiero, una strada accettabile, tutta da verificare certamente, ma con dei presupposti sicuri. Trovare un sentiero dentro un’opera e condividerlo con amici, colleghi eccetera. Un’ipotesi di senso, direbbe Barthes e un’ipotesi contro cui sbatterci la faccia e bruciare il cuore e le emozioni. Purtuttavia, esistono – ed è proprio il caso di Tenet – film autoreferenziali, chiusi in una gabbia asfittica, dove il senso è la gabbia stessa, la forma stessa. In poche parole, la realtà vive necessariamente nell’opera al di fuori della quale non esisterebbe. Un film-mondo, una filosofia – meglio – un’ideologia che si compiace delle proprie certezze dogmatiche. Sentieri non segue né abbraccia tali film, anzi ne prende le distanze: non ci piace la vanità, l’astrattezza. Ci piace l’hic et nunc, il realismo, la struttura magari quadrata ma intelleggibile e donata agli altri, “come regalo appreso e tramandato in vece di copia tratteggiata e manchevole”, direbbe il critico letterario Paulo Godeas. Sentieri quindi SI DISSOCIA dall’ideologia priva di senso/nesso dell’ultimo film di Nolan. Non per cattiveria, ma perché il mondo è ricco, bello, carico di frutti filmici e non e quindi vale la pena spendere bene il proprio tempo, alla ricerca di un sentiero, sicuro e affascinante, per comprendere e amare il mondo.