Il merlo maschio

Film perfetto: miglior regia di Pasquale Festa Campanile, gran prova del sottovalutato Buzzanca. E la Antonelli è meravigliosa. È tutto tranne che un film leggero e anticipa anzi di parecchio l’oggi fatto di ricerca spasmodica di visibilità. Un violoncellista, nonostante nome e cognome ben riconoscibili (Nicolò Vivaldi…) viva una vita anonima. Pare invisibile a tutti, persino alla moglie che a volte si dimentica il suo nome, fino a quando scoprirà di aver piacere dapprima fotografando e poi esibendo la propria moglie nuda. L’unica modo per uscire dall’anonimato sociale è il corpo, gettato in pasto come in un film porno (porno che peraltro stava per muovere i primi passi proprio in quegli anni: il film è del 1971). Buzzanca tira fuori dal cilindro l’interpretazione della vita: triste, anonimo, una figura a metà tra Fantozzi e certi personaggi bigi del cinema di Pupi Avati. La Antonelli, nei panni della povera campagnola che si presta passivamente ai giochi del marito. Film seminale, come si dice. Sottovalutato ai tempi, anticipa tantissimo dell’oggi: la smania dell’apparire, la solitudine del desiderio. Per Antici (il film nasce come semplice intrattenimento ma diventa altro da sé: morboso, triste, disperante).