Non odiare

Odiare ti costa, diceva l’Illuminato Brahmaputra Alì May (anzi, se riuscite a recuperare uno dei suoi scritti sul cinema, vale la pena). Odiare ti costa: se lo dice il medico impersonato da uno straordinario, commosso e ombroso Ale Gassmann, che tiene testa per tutto il film ad un’altrettanto in parte Sara Serraiocco, lontanissima in questo caso dalle sue prove televisive. Due pezzi da novanta, vera punta di diamante di un ottimo regista solo apparentemente alla prima opera. Mancini – nome omen – capace di tirarci un tiro mancino realizzando un’opera calma, un caos calmo individuale che poi diventa altro, altro da sé. Un’opera che scava nella vendetta, nei sensi di colpa, nella solitudine esistenziale di un essere umano, non ebreo o comunque non soltanto. Umano, nell’accezione terenziana. Perché solo il fascino della cultura e della certezza di un Ideale di carne e sangue può salvare e non semplicemente redimere quelle colpe. Una redenzione in solitudine, quasi un ossimoro vivente, una litote sfuggita al cantore dalle corde stridule, secondo la bella, pregnante definizione omerica. Una parola – la redenzione con tutte le lettere rigorosamente minuscole, quasi nascoste – che percorre un’opera di misericordia autentica, forse unica nel suo genere. Qui a bottega, ci siamo commossi parecchio.