Gatto nero – Black Cat

Discreta trasposizione da Poe del grandissimo Fulci, uno dei registi più sottovalutati ma celebrati da Sentieri (ce la ricordiamo bene, una splendida retrospettiva sul grande Lucio, firmata dal nostro Antici). Black Cat non sarà forse il capolavoro del maestro romano ma ha tanto di notevole: dalla splendida fotografia cupa, con i personaggi che, come fantasmi, emergono dall’oscurità allo stile moderno, impressionista, a volte strabordante fatto di una colonna sonora pungente (di Pino Donaggio) e di una ricchezza di primi piani, primissimi piani, utilizzo libero e inquietante della steadycam che fa dimenticare, spesso, le povertà a livello di sceneggiatura. Certo, è una interpretazione liberissima da Poe, peraltro saccheggiato già in numerosissimi film, però non si avverte una gran cura nella definizione dei personaggi né in una narrazione spesso troncata da bruschi stacchi di montaggio. Rimane però un’opera assai godibile, per l’interpretazione del cast e soprattutto per la commistione di elementi lovecraftiani e fiabeschi che lo avvicinano più al primo Argento che non a Hitchcock tirato in ballo in più di una citazione. Per Antici, ammiratore dei Fulci sin dalla prima ora “il film è un’opera non memorabile, un Fulci minore ma possiede un grande fascino, per l’utilizzo martellante della colonna sonora e per certe inquietudini dal sapore kubrickiano sintetizzate dall’ottimo Magee”.