Mank

Mank, ovvero Herman J. Mankiewicz, sceneggiatore tra i più celebri della Hollywood classica degli anni 30, passato alla storia per aver sceneggiatore il mitologico Quarto potere. Il film di Fincher che lavora su una sceneggiatura sviluppata dal padre ma poi accantonata, è una grande opera elegante e raffinata e ovviamente cinefila. Avvolto in uno straordinario bianco e nero firmata da Erik Messerschmidt, il film, certamente nuovo per le corde del regista di Zodiac, ha uno straordinario interprete come Oldman (ma anche Seyfried e Collins sono ottime spalle) e soprattutto è un grande omaggio alla Hollywood classica, ai grandi studios gestito da personaggi opachi come Meyer o da produttori padroni come Selznick o Thalberg, ma anche a un sistema produttivo che ovviamente ora non c’è più, fatto di grandi star a contratto, grandi maestranze. Forse, qui a bottega, abbiamo dei dubbi sulla parte centrale, più politica, quando viene evocata la figura di Upton Sinclair e la celebre corsa alla presidenza della California del 1934, ma nel complesso il film è imperdibile per definizione dei personaggi e per la rievocazione affettuosa di un mondo che pare, ora più che mai, lontanissimo. Evviva la Hollywood classica! Evviva il grande Cinema. E viva Sentieri!