Continua la grande rassegna sul cinema herzoghiano by Sentieri. Realizzata in collaborazione con Fondo per lo sviluppo del cinema sostenibile di Spandanen, Turingia e sotto la direzione artistica del professore emerito di lingua e letteratura tedesca Ch.mo Prof. Odino Santinati. Proponiamo una delle primissime recensioni di Aguirre, furore di Dio.
Film epocale, distruttivo e distruttore, animato da una sacra (?) propensione per il Divino e per una Libertà personale che, se usata male, non può che di-vergere, cioè letteralmente splafonare, uscire fuori dal sentiero, dal campo d’azione e di linguaggio (anche) cinematografico, Aguirre è tutto questo, e anche di più. Film inusuale, sia per lavorazione che per sceneggiatura solo apparentemente sconnessa e slabbrata, è una storia che va ben oltre lo standard del film carismatico o dell’interpretazione allucinata di Kinski. Va da sé, infatti, che sia imperdibile, qui a bottega: un vero microcosmo dove convivono tutte le contraddizioni dell’umanità e dove le leggi della Natura riguardano il controllo dello spazio, della mente, del cuore. Un cuore nero, un talento, forse. Un’inclinazione per l’oscurità che ci commuove fino ai nervi, ai tendini e alle ossa al pensiero che, sì, le forze del Male non prevaricheranno ma qui, in questo atomo opaco del male, intricato come la foresta amazzonica, sembrano aver già vinto.
