È il momento di Sanpa, la serie prodotta da Netflix e prima docuserie italiana su un personaggio divisivo e, per certi versi contraddittorio come Vincenzo Muccioli. Tutti ne parlano: chi a favore e chi contro e anche chi, come almeno in parte Sentieri, non ha trovato risposte in una serie ben fatta e diretta ma che gioca le proprie carte sull’ambiguità. Insomma: sant’uomo o santone o addirittura killer e mandante di un omicidio? La serie scritta tra gli altri da Carlo Gabardini non ci aiuta in questo anche se il materiale visivo è imponente e gli intervistati, con alcune vistose assenze, quella della Moratti in testa, sono equamente divisi tra pro e contro Muccioli. Lo stesso Delogu, fedelissimo sin dai primi anni di Muccioli per poi cambiare idea, parla diffusamente in termini positivi se non entusiastici del patron di San Patrignano. Certo, la serie, specie nel quinto e ultimo episodio, calca la mano sugli aspetti processuali e controversi della vicenda, le carte processuali, l’omicidio efferato del povero Maranzano, la vicenda oscura della cassetta di Delogu e si forse si sarebbe potuto evidenziare di più i tanti fatti positivi che la comunità ha generato: i miracoli, come in più di un’occasione li ha chiamati Red Ronnie, ero e proprio avvocato difensore di Muccioli. Non mancano però tanti accenni a questo bene fatto: parecchie testimonianze di ex tossici vanno in quella direzione come lo stesso impegno dei Moratti, davvero folgorati dall’incontro con Vincenzo. In questo senso la serie ci appare equilibrata e onesta. Piuttosto – ed è questo il contributo che una piccola voce come Sentieri può dare al vigoroso dibattito in atto in questi giorni – non c’è un minimo riferimento a una realtà o se non realtà a un vissuto cristiano che effettivamente manca a quell’esperienza. Solo a un certo punto, c’è un piccolo accenno a un tossico che dà fuori di matto perché gli veniva impedito di andare a messa. Un piccolo accenno ma significativo: nell’esperienza di San Patrignano e anche nel declino triste del suo fondatore non esiste Cristo o almeno non è un punto fondante. E invece per noi, il punto è proprio questo: senza Cristo, cioè senza alle spalle l’esperienza forte di una realtà come quella della Chiesa, tutto si può smarrire, tutto si perde, tutto svanisce, anche i migliori propositi. La vicenda di Muccioli ci ricorda infatti due personaggi, uno letterario e tragicissimo come Mastro Don Gesualdo di Verga e il professor Keating de L’attimo fuggente di Weir. Il primo, dopo una vita segnata dall’avarizia e dal potere, finisce tragicamente da solo, in una solitudine totale colpito a morte negli affetti più cari. Il secondo che legò tutta la sua fortuna al proprio carisma che però non riuscì ad andare oltre la propria persona.
