Forse il film più rappresentativo degli anni Settanta e del clima paranoico legato allo scandalo Watergate. È un po’ il Taxi Driver di Coppola che gira il film tra il primo e il secondo Padrino, si affida alla straordinaria interpretazione di Hackman nei sonni di un uomo disadattato che non trova una propria dimensione o un proprio posto nella società. Solo in confessionale forse, trova se stesso (ma dall’altra parte, significativamente, non si vede il volto misericordioso della Grazia). Film complesso, claustrofobico, tutto giocato in spazi chiusi che sono correlativo oggettivo di uno spazio chiuso dell’anima. Disperatissimo, come si evince dal finale. È il film più intimo di Coppola, diversissimo dall’epopea tragica e affascinante dei mafiosi italoamericani.
