Sequel del 21 Jump Street uscito nel 2013 (e che nel finale lanciava già una nuova avventura per la coppia di poliziotti). È molto divertente e più coeso del primo che pure viene citato in più e più parti: da alcuni tormentoni – il rapporto con il capo della polizia burbero e sboccatissimo, ai due protagonisti che vivono in modo ossessivo il loro essere colleghi per la pelle; alle comparsate di attori del vecchio cast televisivo e del primo episodio. Fa molto ridere, più che altro per la grande simpatia di Jonah Hill che collabora al soggetto e alla sceneggiatura e che dimostra una volta di più di essere un attore a tutto tondo: credibile e efficae in ruoli drammatici (era coprotagonista in L‘arte di vincere e The Wolf of Wall Street), scorretto e divertentissimo in tanti film comici piccoli o medi (e qualcuno imbarazzante): 40 anni vergine, Molto incinta, Funny People, Lo spaventapassere, Vicini del terzo tipo, Facciamola finita). È uno di quei giovani comici (è un classe ’83) cresciuto alla corte di Judd Apatow e che, come altri della sua generazione – Jay Baruchel, Jason Segel, Seth Rogen (qui chiamato per un cameo sugli spassosi titoli di coda) si sta imponendo su più fronti: televisione e cinema dove recita, sceneggia e produce. Soprattutto, è esponente di un tipo di comicità deflagrante, scorretta, sboccata che non fa prigionieri, mettendo alla berlina tutto e tutti, compreso se stesso. Così in 22 Jump Street, come già nel film precedente, rappresenta la marcia in più del film rispetto a Channing Tatum, non sempre a suo agio in un ruolo comico.
La storia prende le mosse dal film precedente: Ice Cube manda i due improbabili poliziotti al college con i suoi modi spicci e volgarissimi. Arrivano al college e inizia la girandola degli equivoci: battutacce scorrette su omosessuali, scambi di identità, improbabili storie d’amore. Sboccatissimo e citazionista (c’è anche una battuta che coinvolge il Vincent Vega di Pulp Fiction), il film diretto da Phil Lord e Chris Miller (Piovono Polpette, The Lego Movie) gioca con il buddy movie, scherzando e capovolgendo gli stereotipi del cinema poliziesco, non è privo di una certa dose di auironia (con Tatum a cui riescono meglio le gag da belloccio beota) e azzecca i comprimari: il solito, grande Peter Stormare nei panni di un gangster cattivissimo e i Lucas Brothers, gemelli brutti, identici e assai spassosi. Per chi sta al gioco e ama un certo tipo di comicità, il risultato è più che accettabile.
