Innanzitutto perché non Marie & Malcom? La domanda potrebber apparire oziosa e in realtà lo è ma ben si confà al tono e all’idea del film di Levinson jr., una lunga disanima sul nulla, dialoghi, monologhi tra due persone in mutande e canottiera che, in tempo reale, più che riflettere sullo stato della propria relazione, ammorbano se stessi e il pubblico con una serie di improperi, litigi, critiche, insomma un concentrato di sentimentalismo sterile che non va letteralmente da nessuna parte. Ma la cosa peggiore che abbiamo pensato qua a bottega è che Levinson, che dirige in piena pandemia, con un cast ristretto, uno splendido – dicono – bianco e nero e bla bla e bla bla, travisa un’idea di cinema che pure vorrebbe imitare. Cioè le grandi, splendide, per nulla edificanti fotografie carveriane dei vari Cassavetes, Ashby, Altman, Allen e Bergman che potevano permettersi pure di tenere in scena un’attrice con la patonza di fuori mentre fa il mazzo al compagno (vedi America oggi di Altman) ma se lo potevano permettere per un’urgenza evidente di un tema, di un messaggio per così dire, per un’idea sul mondo e sull’idea di un relazione che si doveva necessariamente dire e mostrare. Levinson prende solo l’aspetto superficiale e di facciata di quel cinema indipendente – due attori bravini, un’essenzialità a livello registisco e di messinscena, ma la svuota di un contenuto che effettivamente non si trova. Che dire del rapporto tra questi due protagonisti? La loro idea del mondo, del cinema, del sesso, dell’erotismo. Tutto è vacuo e vuoto e alla fine sembra tanto una presa in giro.
