Il cattivo poeta

Biopic sui generis firmato da un regista esordiente (ma dietro c’è la Groenlandia di Sibilia/Rovere), dedicato agli ultimi anni di vita del Vate. C’è del buono: nella confezione egregia (la fotografia è del sempre bravo Daniele Ciprì), nello stuolo di caratteristi molto efficace, da Tommaso Ragno a Lino Musella fino a Fausto Russo Alesi nei panni di Starace. Ed è una sorpresa Francesco Patané che non soffre troppo il confronto con Castellitto che, per forza di cose, fa Castellitto sempre al punto che la sua lunga ombra vampirizza quella del personaggio D’Annunzio. Location funzionali, vicenda tutta costruita sul rapporto, forse un po’ troppo ovvio tra il Vecchio e il Giovane con il Giovane che subisce il fascino del primo e rivede radicalmente le proprie posizioni anche sul fascismo. Film a due velocità e altrettanti registri: il primo, più da storia psicologica/umana con al centro la figura per così dire “privata” di D’Annunzio è più felice e realistica, la seconda, in cui si cerca di inquadrare storicamente il Fascismo e (aiuto!) i fascisti buoni e cattivi è male assortita come è mal congegnata la storia d’amore tra il “federalino” e la sua donna che peraltro la regia chiude in modo frettoloso.