Uscito con grave ritardo per la ben nota pandemia e prodotto dalla stessa Johannsson che ha fortemente creduto nel progetto, Black Widow, è nei fatti una sorta di spin-off legato alla genesi e alle gesta della Vedova nera che si colloca temporalmente dopo le vicende raccontate in Civil War: i riferimenti infatti al divorzio consumatosi in seno agli Avenger sono diretti e diffusi così come la prima delle due scene finali, rimanda proprio ai film successivi della saga. L’interesse nel film però sta nei continui riferimenti alla vicenda di Weinstein e alla lunga coda anche processuale che si verificò a seguito delle denunce di attrici e dipendenti. È evidente infatti che il personaggio interpretato da Winstone sia fisicamente che moralmente sia ispirato al personaggio di Weinstein, un orco senza scrupoli a capo di una scuderia di belle fanciulle che controlla a livello mentale. Riferimenti ovvi e crudi, verrebbe da dire, in un film diretto da una regista donna, prodotto da un’attrice e che vanta un cast prevalentemente femminile e che ha solo la sfortuna di essere stato colpito in pieno dalla lunga onda della pandemia che ne ha condizionato l’efficacia.
