Film potentissimo, sconosciuto ai più eppure seminali fino almeno alla fine degli anni 90, se è vero che un certo Stanley Kubrick doveva ricordarsi di questo film così vero, osceno, contraddittorio da citarlo in più di un’occasione nel suo Eyes Wide Shut.
Una premesse, anzi tre, una per ogni “variante” presente del capolavoro di D’Agostino. Vi sono tre versioni: la prima, quella originale, ebbe un’uscita fugace a cavallo tra il 1978 e il 1979 nei cinema italiani. È una versione – che solo l’Antici tra di noi ha potuto consultare – dal master rovinatissimo, ahinoi, ma con un paio di scene dalla forte sensualità. La prima, in apertura, con la figura del Cristo o di chi per lui che si trova ostaggio della Donna, archetipo primigenio di tutte le donne in una sequenza molto forte e molto controversa. Sempre Antici ci ricorda che nella versione passata al cinema, non mancano due scene orgiastiche altrettanto forti, quella per intenderci pasoliniana dell’Ultima Cena e del Potere che gozzoviglia tra cosce di pollo reali e metaforiche e, nella parte centrale, la sequenza della cacciata dal Tempio dei Potenti. Seconda versione, disponibile nel catalogo Cine34 è la versione soft: tanti tagli, di cui uno francamente evitabile (la resurrezione di Lazzaro). La terza e ultima versione, presente in DVD invece contiene degli inserti hard aggiunti a fine lavorazione e che rendono la visione poco coerente.
Un peccato, tutta questo pullulare di versioni più o meno spurie: a noi, qui a bottega, il film ci convince per tutta una serie di motivi:
- la straordinaria ed elegantissima messa in scena che valorizza i tanti riferimenti alti e medi, dal cinema dell’ultimo Pasolini all’onirico cinema di Cavallone
- la commistione scabrosa tra elemento grottesco e i riferimenti cristologici
- la denuncia sociale/politica: i riferimenti ai cosiddetti Anni di Piombo e alla Strategia della Tensione
Certo, il film va contestualizzato e noi, qui a bottega cercheremo di raccontarlo nelle nostre rassegne anche in quelle più commerciali: ci convince più di tutto una straordinaria adesione a un discorso politico e personale che si fa “anche” cristiano. Non è cosa da poco: ritrovare segni cristologici e di autentica ricerca religiosa nelle pieghe di una società complessa e resa schiava dal Consumismo dilagante è probabilmente più farina del sacco di PPP che non di quello di D’Agostino ma non possiamo non rimanere letteralmente a bocca aperta davanti a un film ingiustamente passato sotto silenzio e così pregno di riferimenti allo scenario politico ed economico dell’oggi.
